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Nella maestosa iconografia induista, Suryadev attraversa i cieli su un carro trainato da sette cavalli magnifici. Questa immagine, che potrebbe sembrare puramente mitologica agli occhi moderni, nasconde invece una profonda comprensione della natura della luce e dell’energia che solo oggi la scienza occidentale sta pienamente apprezzando.

La poesia dell’universo: i chandas e i cavalli solari

I sette cavalli di Surya portano nomi che rivelano l’intima connessione tra il sacro e il cosmico: Gayatri, Brihati, Ushnih, Jagati, Trishtubha, Anushtubha e Pankti. Questi non sono nomi casuali, ma rappresentano i sette metri della prosodia sanscrita, i chandas che formano la struttura ritmica degli inni vedici.

Come il verso del Rig Veda (1.50.8) proclama poeticamente:

संस्कृत: सप्त त्वा हरितो रथे वहन्ति देव सूर्य
Traslitterazione: sapta tvā harito rathe vahanti deva sūrya
Traduzione: “Sette (cavalli) verdi ti portano sul carro, o divino Surya”

Questi sette portatori celesti trainano il carro divino attraverso l’immensità del cielo. Ma la bellezza di questa metafora si svela completamente quando consideriamo che la luce solare bianca è effettivamente composta da sette colori fondamentali: viola, indaco, blu, verde, giallo, arancione e rosso – il famoso spettro VIBGYOR che Newton scoprì secoli dopo la composizione dei Veda.

Il linguaggio metrico del divino

Ogni chanda ha una struttura precisa, un numero definito di sillabe che modella il ritmo della recitazione:

  • Gayatri: 24 sillabe, il metro più sacro
  • Ushnih: 28 sillabe, di melodia ascendente
  • Anushtubha: 32 sillabe, il metro epico per eccellenza
  • Brihati: 36 sillabe, l’espansione della coscienza
  • Pankti: 40 sillabe, la quintessenza poetica
  • Trishtubha: 44 sillabe, il metro regale
  • Jagati: 48 sillabe, l’universo in movimento

Questi ritmi non sono mere convenzioni letterarie, ma rappresentano frequenze vibrazionali che collegano il microcosmo umano al macrocosmo universale. Ogni metro è associato a specifiche divinità, creando un ponte sonoro tra la dimensione terrena e quella celeste.

L’Arcobaleno interiore: chakra e colori

La corrispondenza tra i sette colori del sole e i sette chakra dello yoga non è coincidenza, ma rivela una comprensione profonda dell’energia umana:

  • Rosso (Muladhara): la radice, la sopravvivenza, la stabilità
  • Arancione (Svadhisthana): la creatività, la sessualità, l’emozione
  • Giallo (Manipura): il potere personale, la digestione, la volontà
  • Verde (Anahata): l’amore, la compassione, l’equilibrio
  • Blu (Vishuddha): la comunicazione, la verità, l’espressione
  • Indaco (Ajna): l’intuizione, la percezione, la saggezza
  • Violetto (Sahasrara): la connessione spirituale, la trascendenza

Il rituale dell’alba: scienza e devozione

L’antica pratica di offrire acqua al sole utilizzando un recipiente di rame rivela una comprensione sorprendente dell’ottica. Quando la luce solare attraversa l’acqua, si rifrange separandosi nei suoi componenti spettrali – i “sette cavalli” diventano visibili. Questo fenomeno non solo crea un momento di contemplazione estetica, ma secondo la tradizione aiuta a bilanciare i colori energetici nel corpo umano.

Il consiglio di fare il bagno prima dell’adorazione solare non è solo rituale, ma ha basi scientifiche: l’acqua purifica fisicamente, rimuove le tossine accumulate durante la notte e prepara il corpo a ricevere l’energia solare del nuovo giorno.

Il lignaggio cosmico: aditya e l’ordine universale

La cosmogonia vedica presenta Surya come uno dei dodici Aditya, figli di Aditi e del saggio Kashyapa. Questi dodici aspetti solari – Vishnu, Sakra, Aryaman, Dhaataa, Vidhaataa, Twashtaa, Pooshaa, Vivaswaan, Savitaa, Mitraavarun, Ansa e Bhaga – rappresentano le diverse manifestazioni dell’energia solare attraverso l’anno.

In contrasto con i Daitya (i demoni nati da Diti), gli Aditya incarnano l’ordine cosmico, la luce che disperde l’oscurità, la conoscenza che vince l’ignoranza. Surya emerge tra questi come la divinità onnisciente, colui che vede tutto, come proclama il Rig Veda: “Il Sole onnisciente, il Dio, è sollevato dai raggi della saggezza in modo che tutti possano contemplarlo.”

L’eredità di una visione

Ciò che colpisce profondamente è come i rishi vedici abbiano intuito verità che la scienza moderna ha confermato: la natura composita della luce, l’importanza dell’energia solare per la vita, la connessione tra frequenze vibrazionali e stati di coscienza. I sette cavalli di Surya non sono solo una bella metafora, ma una mappa simbolica di come l’energia cosmica si manifesta e si può armonizzare nella vita umana.

In un’epoca in cui spesso separiamo scienza e spiritualità, la tradizione vedica ci ricorda che la ricerca della verità può essere al contempo empirica e trascendente, razionale e poetica. I sette cavalli continuano la loro eterna cavalcata attraverso i cieli, portando luce, colore e vita – una danza cosmica che unisce il visibile e l’invisibile, il conosciuto e il mistero.

Possa la luce del sole illuminare non solo i nostri corpi, ma anche le nostre menti e i nostri cuori.

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